IL NEMICO ALLE PORTE
Quando da Sarezzo a Collio ci voleva il passaporto
Quando da Sarezzo a Collio ci voleva il passaporto
Dichiarata zona di guerra il 23/5/1915 la Provincia di Brescia visse le vicende e le trasformazioni economiche e strutturali subite da tutti quei territori che costituivano l’immediata retrovia del fronte.
In ogni località si costruivano depositi, centri di addestramento, caserme o comandi, le truppe venivano acquartierate anche presso le abitazioni private. Sorgevano strutture di servizio quali ospedali, convalescenziari e magazzini di materiali ed armi.
Gli impianti di produzione, anche se per un periodo relativamente breve, conobbero uno sviluppo senza pari, soprattutto quelle legate alla produzione bellica.
Secondo stime della Camera di commercio di Brescia, gli occupati nella lavorazione dei metalli aumentarono di 5 volte dal 1911 al 1917, raggiungendo il numero di 50.000 unità; la stessa Brescia passerà da 90.338 abitanti nel 1914 a 111.222 nel 1917.
Se poi si valuta anche la presenza militare e figure ad essa strutturalmente connesse allo sforzo bellico, allora il numero di abitanti sale a 130.000 unità.
Anche nella nostra valle è possibile individuare due fasce ben precise di attività bellica:
La parte più settentrionale con Collio che era compresa nell’area del cosiddetto “Sbarramento delle Giudicarie” e la media valle con i suoi impianti produttivi sia di tipo armiero come, Beretta o Regia fabbrica d’armi (Arsenale) che di supporto: cotonificio Mylius di Cogozzo , la Redaelli o le trafilerie e fonderie di Villa Carcina.
In modo particolare la militarizzazione delle fabbriche, che imponeva una disciplina ferrea agli operai e un aggravio notevole delle condizioni di lavoro, unita all’opera di bonifica politica del territorio con allontanamento (Confino) degli esponenti e militanti socialisti più attivi , visti come nemici in grado di intralciare la capacità di mobilitazione del territorio agendo come “ quinte colonne “, le chiusure dei circoli politici socialisti e l’introduzione di divieti nella vita quotidiana quali limiti alle libertà di riunione, di manifestazione e di stampa, restrizione alla circolazione ( da Sarezzo in su era d’obbligo l’uso del passaporto interno rilasciati dall’autorità militare )., ci ha trasmesso un’immagine di una Valle industrializzata e ricca di fabbriche, ma accanto ad essa conviveva una vasta realtà rurale e contadina che costituiva una grande componente degli abitanti triumplini, che viveva la guerra in una dimensione differente, in quanto destinata a fornire le truppe necessarie e che vedeva nel lavoro in fabbrica o in miniera l’unica via di fuga dalla trincea.
In questo capitolo cercheremo di trasmettervi le testimonianze rimaste sul nostro territorio delle guerre mondiali ma anche di altri conflitti che hanno interessato la nostra valle.