di Claudio Cazzago
D’azzurro, al castello di argento, murato di nero, merlato alla ghibellina, formato da un corpo centrale, merlato di nove, sostenente la torre di due palchi, l’inferiore merlato di sette, il superiore di tre, e da due torri di due palchi, unite al corpo centrale da esigue cortine di muro, il palco inferiore finestrato di nero e merlato di quattro, quello superiore di tre, ognuna sormontata dal giglio d’argento, a sua volta sormontato dal labello di tre gocce, d’argento; il castello è chiuso di nero, fondato sul ristretto di verde e cimato dal gufo al naturale, col volo abbassato, visto di fronte, testa rivolta a destra, sostenuto dal palco superiore della torre centrale. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero Castellanie Communis Saretii Vallis Trompie.
A lungo lo stemma saretino fu contraddistinto dalla torre merlata, che fu riconosciuta con delibera del 16 novembre 1931, tenendo conto – si legge nell’atto – di «una tradizione che si confonde con la Storia». Scriveva in quei giorni il podestà Giacomo Prunali: «…Dai documenti che si trovano nell’Archivio Comunale, non si può desumere il vero motivo per cui il Comune di Sarezzo adottò lo Stemma di una Torre Merlata. Lo Stemma…si riscontra sui documenti riferibili al 1500…»[1].
L’omologazione ufficiale dello stemma da parte del Presidente della Repubblica avvenne 17 ottobre 1995. Le merlature descritte sono a coda di rondine (tipo ghibellino), ai lati però sono gigli guelfi, simbolo della Valle Trompia. Il castello è presente in varie raffigurazioni (chiesa parrocchiale, palazzo Avogadro) e potrebbe riferirsi al castello di Testaforte a Ponte Zanano ove risiedeva il capitano di Valle, o a un castello di Sarezzo oggi scomparso. Il gufo simboleggerebbe analogamente la posizione di vedetta, data la dislocazione strategica dei manieri saretini[2].
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[1] AC, Titoli 1906-1952, b. 11, fasc. 1
[2] Cfr. AA. VV. 2008, p. 32