In età tardo-medioevale il Comune di Collio[1] era, in Valtrompia, dopo quello di Bovegno, quello con la popolazione maggiore; nel 1493 contava infatti 2.025 anime. La sua economia era abbastanza fiorente, grazie alle miniere di ferro e galena, alla pastorizia e allo sfruttamento delle risorse forestali. Venezia concesse privilegi sulla produzione di ferro già a partire dal 1438, essendo tale metallo necessario soprattutto per la fabbricazione di armi. Il relativo benessere della comunità è testimoniato anche dall’attività in paese di una stamperia, condotta dalla famiglia Fracassini tra i primi anni  e la metà del XVI secolo. Nel 1509, sui monti di passo Crocedomini, bande di trumplini presidiavano la zona contro gli invasori Francesi i quali, prevalendo nel 1512, posero al comando della valle il colliense Prospero Colli, il quale venne linciato dai filo-veneti a Gardone, nel maggio di quello stesso anno.

Sotto il dominio veneto Collio faceva parte della Vicaria che aveva sede in Tavernole, con compiti amministrativi e soprattutto giudiziari, civili e penali[2]. Il Comune aveva nel 1645 una dozzina di consoli (consiglieri), trenta capi di decima, quattro ragionati e altri impiegati tra cui il massaro, che risulterà in seguito assente in una relazione veneta del 1785. Nel 1684 vennero annotate le seguenti cariche: i primi consoli, il cancelliere, i giudici generali, i “notai alla banca”, i giudici confidenti, gli estimatori generali e gli ufficiali, nonché i “capi di vicinìa” distinti per le singole frazioni[3]. Dal punto di vista territoriale nel 1777 Memmo fu separato da Collio per decreto veneto[4] e nel 1791, sempre per decreto, S. Colombano venne pure separato[5], sicché s’ebbero tre Comuni distinti, sebbene per pochi anni: Piazza con Tizio, S. Colombano e Memmo.

Nel 1786 il Capitano e vice-Podestà di Brescia emanò i regolamenti per il governo del Comune di Collio: fu previsto un consiglio ristretto di trenta membri e un consiglio generale della comunità, tuttavia difficilmente radunabile per la natura sparsa degli abitati e le attività di una popolazione che veniva definita «nomade e per lo più errante»; erano pure previsti due andadori (rappresentanti di Collio in seno al consiglio di valle) e tre ragionati.

In base alla legge del 13 maggio 1801 Collio venne incluso nel distretto I di Brescia, mentre con legge dell’8 giugno 1805, pur restando nel primo distretto, il paese fu anche inserito nel cantone VI, di Bovegno, poi soppresso nel 1853. Tra il 1853 e il 1860 il centro dipese dal distretto di Gardone V.T. Con l’avvento del Fascismo, venne eletto Sindaco e poi nominato Podestà di Collio, Luigi Bruni (1926-1930), designato per effetto del R.D. 14 maggio 1926.

Finita la guerra fu eletto Sindaco Leonida Gerola.

 

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[1] L’origine del nome deriva da de collibus, in riferimento alla posizione geografica del centro, posto su un colle (Guerrini, 1932).
[2] Vd. AS Venezia, relazioni collegio V f. 37 rif. In V.VOLTA, p. 136.
[3] ASC, reg. 13 – delibere 1683 – 1685 pp. 71 e seguenti.
[4] ASBS, Cancelleria Prefettizia Superiore, b. 25, fasc. 39.
[5] Ibidem.

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