di Claudio Cazzago
In uno scudo sannita d’azzurro è inserito un giglio giallo-oro, accompagnato in capo dalle lettere maiuscole C e B, ordinate in fascia, di argento; le decorazioni esterne sono quelle normalmente previste per gli altri comuni d’Italia. Il gonfalone di Bovegno dal 28 dicembre 2005, per effetto del dispositivo del Ministero dell’Interno n. V/11452, si fregia della medaglia di bronzo al valor civile in quanto «Centro strenuamente impegnato nella lotta di liberazione subiva una feroce rappresaglia nazifascista che provocava la morte di quindici cittadini innocenti e l’incendio di numerose abitazioni… – 15 agosto 1944».
Lo stemma e il gonfalone comunali furono approvati con D.P.R. del 19 settembre 1995 e di seguito inserito nei registri dell’Ufficio Araldico il 13 ottobre dello stesso anno, alla pagina 84.
Tuttavia, nonostante la tarda approvazione, lo stemma bovegnese è tra i più antichi dell’intera Provincia bresciana, avendo quale simbolo il giglio guelfo che, nella versione arcaica, era sormontato dal rastrello, altro elemento richiamante la simbologia guelfa di sovrani angioini. Tale stemma lo si trovava sui più antichi edifici del paese, nonché sul lato della porta a mezzodì della torre romanica e sulla pietra posta al centro dell’arco del portico antistante l’attuale municipio e sugli statuti del 1341[1].
Ciò che risulta tuttavia incerto è se questo stemma fosse quello del Comune (C. B. starebbe per Communitas Bovegni) ovvero sia quello della Comunità di Valle Trompia, sebbene l’ipotesi locale, impressa nelle pietre degli edifici del paese che rappresentano l’identità civica dello stesso ci faccia propendere per la prima ipotesi.
Peraltro il colore dello stemma, come si può vedere presso l’altare di San Giovanni nella parrocchiale, vedeva rappresentato un giglio d’oro su campo rosso (1682)[2]. Tale colorazione fu mantenuta sino al 1977, quando con deliberazione consiliare il giglio divenne azzurro e il campo d’argento. Infine nel 1995 venne sancita la colorazione attuale, con il giglio d’oro, il campo azzurro, e le lettere C. B. in argento[3].
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[1] M. FOPPOLI, p. 148.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem.