Ad ovest di Magno, sul monte Simone o Cimone, ad un’altitudine di 656 metri, sorge il romito santuario di S. Bartolomeo edificato al posto di una cappelletta, identificabile con l’attuale piccola sagrestia, collocata dietro il presbiterio, che presenta un affresco della seconda del ‘400, scoperto da Romeo Seccamani nel corso del restauro del 2021.

Il documento più antico tradizionalmente riferito alla cappella, è una lacunosa pergamena, datata primo novembre 1460 e conservata nell’archivio della pieve di S. Giorgio di Inzino, da cui dipendeva Magno.

La chiesetta di S. Bartolomeo necessitava di notevoli riparazioni e restauri, per la realizzazione dei quali e per la buona conservazione del sacro tempio il cardinal Latino Orsini concedeva da Roma un’indulgenza di cento giorni che poteva essere lucrata ogni anno a chi – pentito e confessato - visitasse devotamente l’ecclesia stessa nelle feste di S. Martino, dell’Annunciazione, della Pentecoste e di S. Bartolomeo, secondo il regesto scritto da mons. Paolo Guerrini.

È utile specificare che S. Martino è il patrono di Magno. Mons. Antonio Fappani ritiene che “probabilmente in seguito a questo autorevole intervento” la chiesa venne restaurata. Nessun cenno è contenuto nei documenti successivi né negli atti delle visite pastorali del 1567 e 1606, mentre nel 1625 la chiesa è detta Oratorium SS. Trinitatis, per la quale era necessario provvedere l’icona raffigurante la SS. Triade, ossia la pala, sotto pena d’interdetto per il santuario. Con la medesima dedica l’oratorio è indicato nell’ottobre 1646 dall’arciprete e vicario foraneo d’Inzino don Francesco Stornati.

Il vescovo Marco Morosini nella sua seconda visita pastorale del 9 ottobre 1652 intima di non esporre il fieno al sole nel cimitero, sotto pena d’interdetto per il sacro tempio. L’esistenza del camposanto, evidentemente nelle adiacenze della chiesa, può riferirsi agli appestati, più probabilmente del 1629-1630.

Nella visita del 13 marzo 1657 il vescovo Pietro Ottoboni (poi papa Alessandro VIII, regnante dal 6 ottobre 1689 al primo febbraio 1691, giorno della sua morte) si limita ad osservare che nella cappella della SS. Trinità si celebra per devozione, mentre il sacerdote Bernardino Faino nel Coelum Sanctae Brixianae Ecclesiae, edito a Brescia 1658, annota che la chiesetta è posta sotto la giurisdizione della pieve di S. Giorgio d’Inzino, al pari della parrocchiale di S. Martino.

Il vescovo Marino Giovanni Zorzi o Giorgi, nella visita pastorale del settembre 1674, ordina di ricoprire almeno con delle tele le finestre, mentre il curato don Faustino Baroci gli ricorda che nella suddetta “parochia” v’era l’oratorio della SS. Trinità, che era senza alcuna entrata, aveva elemosine benissimo impiegate, non aveva obbligo alcuno e tre o quattro volte l’anno si celebrava la messa. Per conto di mons. Bartolomeo Gradenigo il 19 maggio 1684 i convisitatori ordinano di provvedere i vetri alle finestre.

Il curato don Pietro Giacomo Lanfranchi informa che alla SS. Trinità celebra messa una volta al mese, ma senza obbligazione, la chiesetta non ha entrate alcuna, se non poche elemosine; le spese sono consumate a favore dell’oratorio.

Nella Relatione della Chiesa, e cura di Magno don Stefano Ferraglio il 10 settembre 1691 annota “Nella mia Parochia vi è oltre la Parochiale un’oratorio senza oblighi”. In esso si celebra il dì della SS. Trinità, di S. Bernardo e di S. Bartolomeo, “ à quali è dedicato”; entro l’anno è mantenuto a spese del comune.

La triplice dedica è specificata nel 1691, insieme al fatto che è stato decentemente costruito.

Il 3 luglio 1703 i convisitatori comandano di restaurare l’immagine di S. Bernardino nell’oratorio della SS. Trinità, denominata “anco S. Bartolomeo, che vive di solo elemosine, che fanno i pij concorenti” le quali sono ben amministrate.

Il primo ottobre 1710 don Giovanni Fausti conferma che l’oratorio della SS. Triade non ha entrate, le quali sono spese nei bisogni dell’oratorio che è sufficientemente con decenza tenuto e custodito dal romito Antonio Tanfoglio, uomo di buoni costumi.

Al 18 aprile 1726 risale il legato pio di Giorgio Tonino di 15 scudi, disposto a favore del sacro tempio, che però sarà adempiuto solo nel 1766.

Messer Antonio Sabatti assegna il 10 agosto 1728 uno scudo rispettivamente agli altari della Madonna e di S. Pietro martire nella parrocchiale, oltre che all’oratorio della SS. Trinità.

Nel settembre 1735 don Aguzzi informa i convisitatori che il suddetto oratorio ha un’entrata di “Lire piccole 9:10 in circa”.

Come attestano due iscrizioni, una dipinta sull’arcone di destra del presbiterio e l’altra incisa sull’architrave della porta laterale, il sacro tempio è stato ricostruito dal 1737 al 1742 dal capomastro Domenico Fiorenza con le generose elemosine del popolo.

di Carlo Sabatti

 

                                          

                                               Iscrizione incisa sull’architrave della porta laterale, S. Bartolomeo, Magno di Gardone

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